Uno stato d’animo positivo è una condizione esistenziale a cui tutti ambiscono e, incapaci di raggiungerla, attribuiscono il fallimento agli altri o alle circostanze del mondo esterno.
L’amore, la salute, il denaro, l’aspetto fisico, le condizioni di lavoro, l’età sono una serie di fattori su cui non abbiamo nessun controllo.
Ciò consente a ciascuno di noi di non essere non dico felice, ma almeno di buon umore, perché nulla possiamo fare sulle circostanze che non dipendono da noi.
Eppure questa condizione dell’animo è accessibile a qualsiasi essere umano a prescindere dalla sua ricchezza, dalla sua condizione sociale, dalle sue capacità intellettuali, dalle sue condizioni di salute. Non dipende dal piacere, dalla sofferenza fisica, dall’amore, dalla considerazione o dall’ammirazione altrui, ma esclusivamente dalla piena accettazione di sé .
Sembra quasi scontato, ma non capita quasi mai, perché noi misuriamo la felicità non sulla realizzazione di noi stessi, che è fonte di energia positiva per noi e per coloro che ci vivono intorno,( siano essi familiari, colleghi, conoscenti) ma sulla realizzazione dei nostri desideri che formuliamo senza la minima attenzione alle nostre capacità e possibilità di realizzazione.
Non accettiamo il nostro corpo, il nostro stato di salute, la nostra età, la nostra occupazione, la qualità dei nostri amori perché ci regoliamo sugli altri e sui loro desideri non sui nostri
Se uno stato d’animo cattivo è il risultato di un desiderio lanciato al di là delle nostre possibilità, non ho alcuna difficoltà a dire che chi è di cattivo umore è colpevole, perché è lui stesso causa della sua infelicità.
A questo punto uno stato d’animo positivo non è più una faccenda di “umore” ma oserei dire un vero e proprio “dovere etico” non solo perché nutre il gruppo che ci circonda di positività, ma perché presuppone una buona conoscenza di sé. Infatti nello scarto tra il desiderio che abbiamo concepito e le possibilità che abbiamo di realizzarlo c’è lo spazio aperto, e talvolta incolmabile, della nostra infelicità.

Le conseguenze sono note: ansia e depressione che diventano condizioni permanenti della nostra personalità, che abbassano il tono vitale della nostra esistenza, quando non addirittura, a sentire i medici, il nostro sistema immunitario, disponendoci alla malattia che non è mai solo un’insorgenza fisica, ma anche spesso una disposizione dell’animo che ha rinunciato a quel dovere etico che Aristotele segnala come scopo della vita umana: la felicità.........
per concludere posso solo dire,per esperienza,che tutto ciò si ottiene solo quando accettiamo e vogliamo più bene a noi stessi.......
e non bisogna mai cercare negli altri dei punti di riferimento ....perche i punti di riferimento siamo noi stessi......
quando si arriva a qst punto....vuol dire che cominciamo a vedere e credere in noi stessi
da qui in poi la strada ,non dico che sarà in discesa,ma sicuramente non sarà solo fatta di salite .........
io in qst momento sono in pianura,ma il mio cammino non è terminato ....... continuaa